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Francoforte è stata fiera o mercato?
>A Francoforte, davanti a seicento persone, Michel Houellebecq magnificamente tradotto, parla
>della Germania come si parlerebbe di un amore. Con un parka dal cappuccio bordato di pelo
>bianco, intrattiene il pubblico tenendo in mano una sigaretta elettronica. Ci rivela che per anni
>quello che si faceva in Germania era maggiormente considerato rispetto a quanto fatto in Francia.
>Tutto questo fino all'elezione di Macron, autentica iniezione di autostima per i francesi e la loro
>letteratura.
>Ma a Francoforte quest'anno si "parla anche italiano": Image Books del gruppo Random House
>Penguin ha appena acquistato i diritti mondiali per la versione inglese del Padre Nostro di Papa
>Francesco, coedizione Rizzoli-Libreria Editrice Vaticana, in uscita in Italia il 23 novembre. Il
>Pontefice commenta versetto per versetto la preghiera che Gesù regalò ai suoi discepoli, una sorta
>di rieducazione alla preghiera. Evidentemente dovevamo aspettare Francoforte per imparare a
>pregare. Poi c'è Eco, che non manca mai, in mille volti di editori. Allora diventa obbligatoria la
>domanda se sia ancora una volta una Fiera per soli grandi editori o se ci sia anche spazio per i
>grandi-piccoli, acuti scopritori di nuovi talenti.
>A me appare più che altro una grande ed eterna Anteprima; sì perché è nei giorni che la precedono
>che si opzionano i diritti, che si scambiano gli affari, che si tracciano le strade per le "letture" a
>venire.
>Soltanto dopo tutto questo mercanteggiare si apre al pubblico, mettendole il vestitino della festa.
>Strano destino della cultura, ahimè, destinata anche, e per fortuna non soltanto, alla vile
>mercanzia.